Angel Albarrán (Barcellona, 1969) e Anna Cabrera (Siviglia, 1969), fotografi spagnoli di grande talento, espongono per la prima volta in Italia. Presente da diverse stagioni sulla scena principale della fotografia mondiale, il loro lavoro, con il passare degli anni, ha assunto sempre più un carattere pittorico in cui si fondono, in equilibrio perfetto, elementi della cultura fotografica giapponese e luci, colori e atmosfere della grande pittura spagnola. I risultati delle loro stampe sono sorprendenti per qualità e complessità. L’utilizzo di una foglia d’oro, posta sotto la carta su cui è impressionata l’immagine, rende la luce delle fotografie misteriosa e profonda, facendo riverberare sotto l’immagine uno spettro luminoso enigmatico. Tanto nelle fotografie a colori quanto in quelle in bianco e nero si ha l’impressione di assistere alla genesi di qualcosa di primordiale, al nascere stesso di un’immagine. Un’immagine che testimonia di una realtà più profonda, di un “indistruttibile” - secondo la definizione individuata, sulla scia di Kafka, dal curatore della mostra Federico Ferrari – in cui il mondo appare sotto un’altra luce, immobile e cangiante. Ed è proprio alla quête di questo fondo indistruttibile che l’effimero scatto fotografico si pone alla ricerca, cercando di darne testimonianza proprio là dove esso pare essere sempre sul punto di svanire.
Le quasi venti opere di questa mostra si configurano come un percorso capace di ricostruire l’eterogeneo e, allo stesso tempo, estremamente coerente percorso di Albarrán Cabrera nel corso degli ultimi anni, lasciando anche spazio ad alcune fotografie mai esposte prima d’ora. Accompagna la mostra un testo programmatico di Federico Ferrari dall’omonimo titolo “L’indistruttibile”.