La mostra nasce dal progetto di Luca Vitone di mettere a confronto due immagini di Berlino: quella sotto la Repubblica di Weimar e quella del periodo della Repubblica Federale dell’unificazione dopo la caduta del muro.
Vitone “invita” George Grosz a presentare sue opere che raccontano la città del primo dopoguerra nel momento più effervescente e dinamico di una Berlino in espansione che la vede meta indiscussa, desiderata e raggiunta da autori del cinema, del teatro, della musica, della letteratura e delle arti visive, tanto da farne una capitale mondiale della creatività culturale. In quel lungo decennio, tra la fine degli anni Dieci e gli inizi dei Trenta, Berlino è anche una laboratorio politico che il mondo guarda con curiosità e apprensione, fino alle decisive elezioni del 30 gennaio 1933.
Insieme a un olio e a preziosi disegni e acquerelli di Grosz, Vitone presenta parte di una sua serie di opere dedicate alla città tedesca in cui racconta una personale interpretazione di come ha vissuto il cambiamento di Berlino da prima del muro, grazie a un soggiorno estivo avvenuto nel 1985, al ritorno nel 1996 per una borsa di studio e successivamente sempre più spesso fino a decidere di trasferirsi definitivamente.
Con il crollo del muro, Berlino torna a essere un’attrattiva per la ricerca culturale internazionale tanto da diventare per una seconda volta meta desiderata per molte personalità di discipline e ambiti diversi. L’immaginario collettivo non tocca solo l’aspetto della cultura, ma necessariamente anche quello politico e la città diventa laboratorio di un atteggiamento utopico che tenta di trasformare l’aspetto sociale dell’abitante in una figura consapevole della propria autonomia e libertà individuale. Aspetti di un socialismo libertario opposti a ciò che era avvenuto, mediante il dogma, con la realizzazione del socialismo di stato che ha governato una parte della città per circa quarant’anni.
Mappe, oggetti che provengono dalla quotidianità e finestre aperte sul mondo sono gli elementi che compongono queste opere, affiancate dai colori della bandiera tedesca e da una giostra di biciclette da cui, pedalando, si può vedere un video che racconta in soggettiva l’attraversamento della ex-Berlino orientale da nord a sud soffermandosi sui dettagli del cambiamento.
La mostra si apre esattamente un anno dopo, il 31 ottobre 2014, di quella svoltasi nella Galerie Nagel Draxler di Berlino, in cui per la prima volta sono state esposte le opere della serie “Der Zukunft Glanz” (Lo splendore del futuro) titolo che poeticamente si riconduce al motto italiano di tradizione socialista “il sol dell’avvenire” inesistente nella lingua tedesca.