Intermezzo #2
02.04.24 - 22.04.24
Vasco Bendini
Mattia Moreni
Walter Ruttman
con un testo di Enrico Camprini
Gli Intermezzi sono brevi parentesi all’interno della programmazione di Galleria de’Foscherari – degli intervalli espositivi svincolati dalle logiche strutturali di una mostra vera e propria – la cui finalità consiste nel mettere a fuoco alcune figure, momenti e vicende degli oltre sessant’anni di storia della galleria.
Dopo un primo episodio dedicato a opere di Pozzati, Schifano e Angeli, questo secondo intermezzo traccia a sua volta un percorso incentrato sulla pittura, benché da un punto di vista del tutto differente e, in realtà, per più versi antitetico. La presenza del linguaggio pittorico all’interno del percorso svolto da de’Foscherari rappresenta, a mio modo di vedere, una costante non lineare: lo spartiacque è celebre, la mostra Arte Povera del 1968, che dà il via a una stagione espositiva di nuove sperimentazioni che vedono, in linea con le tendenze del momento, la pittura messa in secondo piano. Ciononostante, non si può affatto alludere a un suo effettivo abbandono, basti pensare ad alcune mostre rilevanti (tra cui una retrospettiva sugli acquerelli di Morandi organizzata proprio nello stesso anno di Arte Povera) e alla costante collaborazione con artisti come Pozzati e, per la generazione successiva, Manai. Va tuttavia sottolineato che, in una visione d’insieme, i primi anni Sessanta hanno rappresentato il momento specifico in cui più di ogni altro si può individuare un’attenzione marcata per la ricerca pittorica. È a questo momento storico che in parte – non tanto per la datazione delle opere esposte quanto per le figure dei loro autori – l’attuale intermezzo allude.
Vasco Bendini – artista bolognese la cui parabola segue in maniera assai eterodossa tutto il secondo novecento italiano – compare nella prima mostra organizzata in galleria, accompagnata da un contributo di Maurizio Calvesi. È il 1962, periodo in cui la spinta della neoavanguardia in pittura andava esaurendosi, con il critico stesso a far menzione di “un arresto” – quello della vicenda dell’Informale – “che sa di fine della storia”. De’Foscherari inaugura la sua attività con una mostra che intende esprimere una posizione teorica sullo stato della ricerca pittorica dell’epoca, in Italia e in Europa, con Bendini tra i protagonisti. Calvesi colse perfettamente il mutamento in atto, tanto che Bendini stesso ridefinì profondamente la propria poetica, tornando alla superficie del quadro solo nel corso del decennio successivo.
Tale ritorno, sempre sotto il segno della singolarità e della libertà espressiva dell’artista, trova ne La ballata dei dieci cieli un esempio significativo. Ciclo pittorico realizzato nel 1983 nell’arco di pochi mesi, è da intendersi come un polittico di dieci elementi, una suite pittorica di variazioni cromatiche e compositive sullo stesso formato (190x190 centimetri). Non è necessario avere davanti ogni singola tela – la galleria ne espone solo alcune – per comprendere che in vent’anni tanto, per non dire tutto, sia cambiato. Siamo ovviamente lontanissimi dall’Informale, ma questo approccio alla pittura ne mostra un’eredità paradossale e contraddittoria; insistere sullo statuto di un supporto carico di materia viva, inerziale e in questo senso significativa – l’osservazione è di Paolo Fossati – comporta che quello stesso agglomerato materiale, con il suo peso, possa darsi anche come mappa compositiva, dunque immagine. O meglio, immagine in movimento. I cieli di Bendini sono figli di questa eredità contraddittoria dell’Informale, che a distanza di due decenni prende corpo come ricerca autonoma sul paesaggio e sulla figura e su una sua fisionomia mai davvero statica.
Insieme a Bendini, altre due figure completano l’intermezzo. La prima, ugualmente legata alla stagione pittorica di cui la mostra inaugurale della galleria tracciò un quadro conclusivo, è quella di Mattia Moreni. L’opera esposta, proprio del 1962, è una tela pienamente rappresentativa della dialettica tra materia e composizione, gesto e immagine, della contraddizione interna all’Informale a cui faceva riferimento Fossati; un abbozzo di figura sovrastato da pennellate violente il cui ruolo iconico tuttavia resiste, delineando una scena di paesaggio che il titolo del quadro evoca (Immagine di campagna come avvertimento). Moreni, pur non avendo esposto nella mostra del ’62 né in seguito, gioca un ruolo non solo tematico o contestuale nella storia della galleria e del suo interesse verso la pittura, ma anche a suo modo simbolico. Una recensione a una sua importante personale voluta da Francesco Arcangeli alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna compare nel primo numero del Notiziario di de’Foscherari, inserto teorico che per quasi trent’anni ha accompagnato i cataloghi delle mostre dello spazio bolognese, generando un dibattito intellettuale tra i più vivi e significativi della storia dell’arte contemporanea in Italia.
A tal proposito, l’ultimo elemento che compone l’intermezzo fa idealmente riferimento a una delle voci più significative del dibattito culturale così avviato, Vittorio Boarini. Studioso e critico promotore di una stretta relazione tra cinema e arti visive, fece della galleria un punto di riferimento per la diffusione in Italia delle sperimentazioni cinematografiche statunitensi del secondo dopoguerra e organizzò, negli anni, numerose proiezioni, approfondimenti e occasioni di ricerca. Non mancò di proporre, non troppi anni fa, una rassegna sul cinema astratto dei primi anni 20, di cui Walter Ruttmann fu uno dei principali esponenti. Lichtspiel Opus 1, qui proiettata in compagnia delle tele di Bendini e Moreni, fa da ideale ponte tra l’interesse parallelo e coevo per immagine pittorica e immagine in movimento. Di fatto, pittura su pellicola: Opus 1 configura un paesaggio visivo (e sonoro) composto da macchie e forme mutevoli, ma si apre con un cerchio rosso su uno sfondo azzurro come un cielo.
Enrico Camprini
Nota bibliografica
F. Arcangeli, Il percorso di Mattia Moreni, in Mattia Moreni, catalogo della mostra, Galleria di Arte Moderna, Bologna, 1965. P. Bonfiglioli (a cura), Notiziario 1, in Espressionismo tedesco, catalogo n.38, Galleria de’Foscherari, 1965. M. Calvesi, Bendini, Bogart, Canogar, Goetz, Matta, Ruggeri, Scanavino, catalogo n.1, Galleria de’Foscherari, Bologna, 1962, P. Fossati, Un appunto per Bendini, in S. Pegoraro (a cura), Vasco Bendini. La ballata dei dieci cieli, Bologna, 1996. L. Quaresima (a cura), Walter Ruttmann. Cinema, Pittura, Ars Acustica, Trento, 1994. P. Restany, Un grande stile nell’affermazione di se stesso, in Moreni, catalogo della mostra, Teatro Regio, Parma, 1962. E. Villa, Apertura vocale per alto sigillo, in Vasco Bendini. Stabilità dell’instabile – Memoria del futuro – Memorie, catalogo della mostra, L’Attico, Roma, 1980.