" LA SCUOLA DELLO SGUARDO 1963 - 1968" - 13 APRILE - 30 GIUGNO 2014
“L'ècole du regard”, la scuola dello sguardo, titolo suggerito dalla neoavanguardia letteraria e cinematografica francese. Pozzati è stato sempre un “investigatore del linguaggio” vicino alla Pop inglese, negli anni '63 -'68, anni dove il desiderio di riscoperta del mondo e della quotidianità sono l'esempio di cosificazione, di oggettivazione, di contaminazione del visivo e del visuale.
Basta scorrere alcuni titoli indicativi delle opere per sottolineare una voluta ironia con punte di dissacrazione della stessa merce prodotta e riprodotta: “Pere domestiche a prezzo speciale”, “Con tutta tranquillità”, “Per una impossibile modificazione”, “Monumenti importanti e non”, “Oggi si riproduce e si consiglia”, “Inventario ,il mio rinnovato amore per Legér”, “La pera è la pera”, “Natura morta all'italiana”, “Pom – Pom”, “Les regardeurs” e altro.
Opere del periodo storico di Pozzati prese in esame per questa mostra sono già state in molte occasioni esposte in rassegne antologiche tra le quali: Museo di Ixelles, Bruxelles, 1964; Pinacoteca di Parma, 1968; Palazzo Grassi, Venezia, 1974; Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1976; Musei di Berlino, Hannover, Bregenz, 1986; Palazzo Forti, Verona, 1987; Galleria d'Arte Moderna, Bologna, 1991;Csac, Università di Parma, 2002. Inoltre alle Biennali di Tokio e San Paolo del Brasile 1963; Biennale di Venezia,1964; Quadriennale di Roma, 1965; alla Galleria de'Foscherari, di Bologna, 1965 e 1967; Galleria Günar, Düsseldorf, 1966; alla Galleria Arco D'Alibert, Roma, 1966; allo Studio Marconi, Milano, 1967; Pop Italiana, Ventè Museum Tokio, 1993 e Galleria Niccoli, Parma, 2000.
Il lavoro di Pozzati nel periodo '63 - '68, fatto di continue commistioni diviene sempre più individuale attraverso la pittura “assolutamente irrinunciabile” anche nella elaborazione dei materiali più disparati (acrilico, olio e smalto, plastica, neon, specchio). La sua pittura è energetica, sedimentata e acuta come ha sempre dimostrato nei diversi e molteplici cicli della sua lunga vicenda artistica: una storia pittorica tra le più significative di questo ultimo cinquantennio.
Annota in quegli anni lo stesso Pozzati: “ commissionarsi l'opera: Progetto. Il quadro deve proporsi come una somma di strutture immediatamente leggibili e riferibili . Oggi si presenta e non si rappresenta”.
E ancora sempre Pozzati nel 1966: “...mummificare il soggetto in modo da renderlo partecipe del linguaggio comune. Cosificare il privato e la storia...; il prestito e il saccheggio come lecita azione. Prestito di cose già giudicate e disponibili ad esserlo”.